Perché il web design giapponese è così… particolare?

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Articolo di DAVID GILBERT, pubblicato su Randomwire con il titolo Why Japanese Web Design Is So… Different

L’immagine mentale che molti hanno del Giappone comprende silenziosi Giardini Zen, pacifici templi e raffinate cerimonie del tè. I designer di tutto il mondo invidiano l’architettura giapponese antica e moderna, i libri, le riviste… eppure, per qualche ragione, nemmeno un briciolo di questa maestria traspare dalle produzioni digitali nipponiche, molte delle quali sembrano fatte nel 1998 o giù di lì

home page di Rakuten, l'Amazon giapponese

Fate un giro sui siti giapponesi più visitati (Goo, Rakuten, Yomiuri, NicoNico, OKWave, @cosme, e altri) e preparatevi a trovare:

  • Testo denso e compresso
  • Immagini minuscole e di bassa qualità
  • Più colonne di quante riusciate a contarne
  • Colori sparati, accostamenti che “friggono”, banner lampeggianti
  • Abuso di tecnologie obsolete, ad esempio Flash

Niente haiku perfetti. Nessun wabi-sabi minimalista.
Le teorie sul perché sono diverse: proverò qui di seguito a esporne alcune.

Differenze linguistiche

– Vantaggi dei caratteri.
Le scritture logografiche sono in grado di rappresentare significati assai ricchi usando pochi caratteri. Se anche questi caratteri possono sembrare ammucchiati e compressi a un osservatore occidentale, in realtà permettono a chi legge il giapponese di processare molte informazioni in un breve periodo di tempo e in poco spazio (lo stesso vale per il cinese).

– Mancanza di evidenziazione.
La scrittura giapponese non prevede il corsivo o le maiuscole: questo limita le possibilità di aggiungere contrasti visivi, che invece sono presenti nelle scritture alfabetiche. Perciò è più difficile usare il testo per creare le gerarchie visuali necessarie a organizzare le informazioni; anche se molti designer aggirano il problema utilizzando ornamenti o testo reso in grafica.

– Barriere linguistiche.
Il web, e la maggior parte dei linguaggi di programmazione in esso utilizzati, sono stati progettati da persone che parlano inglese, o più in generale da società occidentali; pertanto la documentazione, i corsi, i tutorial, ecc. sono perlopiù in inglese. Anche se molto materiale viene tradotto, la barriera linguistica causa ancora ritardi nell’adozione di nuove tecnologie e nuovi trend.

Differenze culturali

– Astensione dal rischio.
In generale la cultura giapponese non incoraggia chi si assume dei rischi o vuole distinguersi dalla massa. Una volta che si è stabilito un determinato precedente estetico o comportamentale tutti quanti lo seguono, anche quando esistono soluzioni migliori. In Giappone perfino le sottoculture hanno regole e consuetudini cui attenersi senza sgarrare.

– Abitudini dei consumatori.
I giapponesi devono essere molto convinti (da lunghe descrizioni ed elenchi di specifiche tecniche) prima di decidersi a un acquisto: non si lasciano influenzare facilmente da belle immagini e titoli accattivanti. Il motto “il meno è più”, in Giappone, non funziona granché.

– Pubblicità.
Le compagnie giapponesi non vedono internet come un mezzo per facilitare la vita delle persone, bensì come l’ennesima piattaforma pubblicitaria dove spingere i loro contenuti con quanta più forza possibile. I siti finiscono per diventare luoghi dove concentrare il massimo contenuto nel minimo spazio: più simili a brochure che a strumenti interattivi.

– Paesaggi urbani.
Camminando per i centri nevralgici di Tokyo, ad esempio a Shibuya, si viene costantemente bombardati da pubblicità al neon dai colori squillanti, rumorose “sale da pachinko” (ovvero, sale giochi), nonché folle chiassose di impiegati e studentelli. È come se il viavai caotico delle strade giapponesi si fosse riversato anche sul web. A ciò si aggiunga che in Giappone lo spazio fisico è un lusso, non se ne spreca neanche un po’; e lo stesso vale per gli spazi bianchi sulle pagine internet.

– Figure professionali.
Se cercate su un qualsiasi sito giapponese di inserzioni lavorative, troverete ancora annunci per “web master” e “amministratori web” che richiamano i tempi in cui le ditte impiegavano un singolo tecnico informatico per sviluppare e mantenere il loro sito; e molte società fanno ancora così. Per contro, le figure professionali più creative cercano una libertà di espressione che difficilmente si può trovare in una grande azienda giapponese – perciò scelgono di lavorare altrove.

Differenze tecniche

– Influenza dei cellulari.
Il Giappone aveva la sua versione del web su mobile grazie ai moderni cellulari a conchiglia, che lì si usavano ben prima dell’iPhone ed erano molto più diffusi dei personal computer. Era un’epoca di schermi piccoli, e i metodi usati allora per progettare siti dal contenuto ammassato in spazi ridotti continuano a influenzare lo stato attuale delle pagine web.

– Web font.
C’è scarsità di web font per le lingue che usano scritture non latine (Cinese, Giapponese…). Un solo font deve contenere migliaia di caratteri che devono essere progettati singolarmente, il che ha costi proibitivi, richiede molto tempo, e genera file più lunghi da scaricare. Per queste ragioni, i progettisti preferiscono rendere i caratteri non standard usando le immagini al posto del testo html.

– Windows XP e Internet Explorer 6.
Nonostante il numero di utenti che usano software Microsoft stravecchio sia in rapida diminuzione, c’è ancora una discreta quantità di persone che lavora con simili antichità, specialmente negli uffici. Non serve aggiungere altro.

Conclusioni

Quando passeggio per Tokyo ho spesso la sensazione di essere intrappolato in uno scenario futuribile anni ’80, ed è questa contraddizione che sotto molti aspetti caratterizza il panorama del design giapponese. Da una parte ci sono enormi conglomerati che sfornano noioso conformismo di massa; dall’altra abbiamo maestri che producono manufatti di incredibile bellezza e funzionalità.

Per chiudere con una nota positiva, piccoli studi di design e compagnie come UNIQLO, MUJI, CookPad e Kinokuniya sono la prova che in Giappone creare siti web funzionali ed esteticamente piacevoli è possibile. Speriamo che gli altri imparino da loro e si mettano presto in pari.

[Altre discussioni interessanti – in inglese – si possono leggere su Quora, sul sito di Jeffrey Zeldman, su Neojaponismedue articoli – e su Tofugu]

Un commento aggiuntivo di Claudio Gomboli:
Articolo interessante. Ho lavorato in giappone per due anni come designer web e cartaceo, e concordo con la maggior parte delle tue note (eccetto quella sulla “mancanza di evidenziazione”).
Quando lavoravo lì, progettare siti “all’occidentale” era una pratica bene accetta: poi venivano le modifiche e il design diventava puntualmente più giapponese. I giapponesi tendono ad abbondare con le spiegazioni e vogliono riempire ogni singolo pixel con banner informativi, testi, link.
Hanno un ottimo gusto nei campi del design grafico e della stampa, e anche per le illustrazioni. Tuttavia quando passano al web tutti i design sono più o meno simili – anche nei siti minori. È come se la maggior parte dei siti fosse basata su un solo template!

Alcune cose che ho notato lavorando qui:

  • I giapponesi non amano usare i kanji nei titoli: un grosso logogramma cinese appare loro severo, freddo, troppo marcato. Piuttosto utilizzano Hiragana, Katakana, o la scrittura alfabetica.
  • A volte abusano del Katakana, che allunga le parole e le rende più aspre.
  • Quando si tratta di grafica cartacea amano usare alfabeto e parole straniere per titoli e occhielli.
  • Ai giapponesi piace il design occidentale, ma ritengono che in giappone, per i loro connazionali, funzioni meglio il metodo giapponese. Quest’opinione vale per tutto: pensano che solo i giapponesi capiscano l’umorismo giapponese, così come la loro cultura, le tradizioni, ecc.
  • Per i motivi accennati sopra, molte grosse società giapponesi realizzano diversi design del loro sito a seconda delle aree geografiche.
  • A volte sembrano non credere o capire davvero che molti stranieri apprezzano la cultura giapponese.
  • Per loro un sito web deve elencare informazioni, spiegando all’utente ogni cosa. Questo significa avere un’enorme quantità di elementi in ogni pagina, specialmente se parliamo di grossi siti come Rakuten.

Per quanto riguarda la “mancanza di evidenziazione”, ciò che scrivi non è del tutto vero, in particolare per quanto riguarda la lingua giapponese. Hanno tre sistemi di scrittura: Katakana (fonetico, serve in a scrivere parole straniere), Hiragana (fonetico) e caratteri cinesi (Kanji). E utilizzano le tre scritture contemporaneamente per differenziare l’importanza delle parole. Hanno un forte intuito per questo, usano le tre scritture per trovare il giusto equilibrio; ma naturalmente è difficile da cogliere quando non si conosce la lingua. Tanto per fare un esempio, scrivere utilizzando molto Hiragana rende un testo più delicato e gentile. I documenti ufficiali usano maggiormente i Kanji. Il Katakana viene usato per scrivere non solo parole straniere ma anche parole giapponesi, sempre per questioni di equilibrio.

Perciò la faccenda è un po’ più complessa e non bisogna pensare che nella scrittura giapponese manchino i mezzi per differenziare i pesi delle parole.

Autore: DAVID GILBERT
Titolo originale: Why Japanese Web Design Is So… Different

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